Insieme al dr. Nazzareno Oddi, specialista in Urologia, approfondiamo il tema della prevenzione e della diagnosi precoce del primo tumore per incidenza nella popolazione maschile: il tumore della prostata.
Dottore, qual è l’incidenza e il ruolo del tumore prostatico nella popolazione italiana?
Il tumore della prostata è il quarto tumore per incidenza nella popolazione in toto, mentre rappresenta il primo tumore per frequenza nella popolazione maschile, ovvero il 18,5% di tutti i tumori diagnosticati nei maschi. Ogni anno in Italia si registrano circa 40.000 nuovi casi di neoplasia prostatica con una probabilità di ammalarsi di un uomo su otto. Peraltro, la mortalità risulta più bassa rappresentando solo la quarta causa di morte per neoplasia nel maschio pari al 5,9% delle morti per tumore, circa 7.000 ogni anno.
Pur essendo aumentata l’incidenza per un miglioramento diagnostico, la mortalità è scesa del 15% negli ultimi 7 anni a conferma della bassa aggressività della neoplasia e della precocità della diagnosi; a 5 anni la sopravvivenza raggiunge più del 90% dei casi.
Chi sono i soggetti a rischio?
Il primo fattore di rischio è l’età. Il tumore della prostata è rarissimo prima dei 40 anni, con un progressivo aumento dopo i 50 anni, mentre i soggetti maggiormente a rischio risultano essere gli over 65 poiché il 75% dei casi sono diagnosticati dopo questa età.
Peraltro, pur essendo un tumore correlato all’età, i soggetti più giovani presentano tumori maggiormente aggressivi. Il secondo fattore di rischio è la familiarità. Il rischio di ammalarsi è doppio per i consanguinei di soggetti maschi con la malattia (padre, fratello) e anche di soggetti con mutazioni legate ai tumori femminili, cioè ovaio e seno.
Non meno importante è il rischio legato agli stili di vita quale obesità, eccesso di grassi animali nella dieta, sedentarietà, tabagismo.
La diagnosi precoce del tumore della prostata, quali strumenti abbiamo?
Il tumore della prostata è essenzialmente asintomatico o si sovrappone con i sintomi di un generale ingrossamento anche benigno della prostata; a volte i sintomi si manifestano già in fase metastatica.
È importante allora effettuare una valutazione del PSA normalmente dopo i 50 anni o anche più precocemente nel caso dei soggetti a rischio: da questo punto di partenza la valutazione specialistica urologica dovrà guidarci nei passi successivi dei controlli clinici e strumentali.
Lo diagnosi definitiva viene effettuata mediante un esame bioptico e l’indicazione all’effettuazione di questo esame diagnostico invasivo deve essere redatta solo da uno medico specialista urologo, in base ad una serie di accertamenti complementari (Ecografia, Risonanza Magnetica, variazioni del PSA).
E il trattamento?
Abbiamo moltissime possibilità terapeutiche ma non esiste un trattamento univoco. Bensì si deve assolutamente realizzare un programma di trattamento in rapporto sia alle caratteristiche cliniche del paziente che alle specificità oncologiche della neoplasia. Dalla chirurgia radicale, ai trattamenti mini invasivi, alla radioterapia fino alla sorveglianza attiva sono tutte opzioni terapeutiche valide se correttamente applicate. Il fine ultimo della terapia deve realizzare un giusto equilibrio tra risultato oncologico e qualità di vita.
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